Il ricordo che ha l’umanità di eventi epocali nel suo passato più remoto – “leggende” o “miti” come li definiscono la maggior parte degli storici – include narrazioni ritenute “universali”, nel senso che sono parte integrante del retaggio culturale o religioso dei popoli di tutta la terra. Appartengono a questa categoria Prima Coppia di Esseri Umani, di un Diluvio Universale, Gli dèi che venivano dal cielo. E di dèi sia che partivano alla volta del cielo.
Di particolare interesse per noi sono le memorie collettive dei popoli che abitano le terre in cui si verificano queste presenze. Abbiamo già presentato le prove che provengono del Vicino Oriente; ma ne abbiamo altre che giungono dalle Americhe e che riguardano sia gli dèi enliliti che quelli enkiti.
In sud America la divinità principale era chiamata Viracocha “Creatore di tutte le cose”. I nativi aymara delle Ande dicevano di lui che la sua dimora era a Tiwanaku, e che dette alle prime due coppie fratello-sorella una bacchetta d’oro grazie alla quale avrebbero individuato il posto adatto per erigere Cuszo (la capitale inca), il sito per l’osservatorio di Mucchu Picchu, nonché altri siti sacri.
E che poi, dopo aver fatto tutto ciò se ne andò.
colui che nel 3113 a.C. portò con sé i suoi fedeli africani per fondare la civiltà in Mesoamerica. Pur se il periodo della sua partenza non era stato specificato doveva necessariamente coincidere con la scomparsa dei suoi protegès africani, gli Olmechi e con la contemporanea comparsa sulla scena dei Maya – nel 600/500 a.C. circa.
La leggenda più famosa in Mesoamerica era la sua promessa fatta al momento di partire, di tornare – in occasione dell’anniversario del suo Numero Segreto 52. E fu così che, a metà del I° Millennio a.C. nelle varie regioni del mondo l’umanità si trovò progressivamente senza gli dèi che aveva adorato da tempo; e non ci volle molto che una domanda cominciasse a tormentare l’umanità: Torneranno?
Come una famiglia improvvisamente abbandonata dal proprio padre l’umanità ha iniziato ad annaspare nella speranza di un ritorno, poi, come un orfano che ha bisogno di aiuto, l’umanità ha cercato un salvatore. I profeti aveva promesso una sua venuta alla Fine dei Giorni. All’apice della loro presenza, gli Anunnaki erano 600 sulla Terra, più altri 300 Igigi con base su Marte. Il loro numero iniziò a decrescere dopo il Diluvio e, in particolare dopo la visita di Anu nel 4000 a.C.
Degli dèi citati nei primi testi sumerici e nelle lunghe liste degli dèi, ben pochi rimasero col trascorrere dei millenni, la maggior parte fece ritorno al proprio pianeta; altri – a dispetto della loro presunta “immortalità” – morirono sulla Terra. Ricordiamo Zu (che fu sconfitto) e Seth, Osiride fatto a pezzi; Dumuzi, che annegò; Ebau, vittima dell’olocausto nucleare. La permanenza degli dèi Anunnaki all’avvicinarsi di Nibiru fu il drammatico finale.
Erano finiti i tempi solenni in cui i dèi risiedevano nei recinti sacri nelle città degli uomini, quando un faraone affermava che un dio viaggiava nei cieli a bordo di un carro, quando un re assiro si vantava dell’aiuto ricevuto dal cielo. Già ai tempi del profeta Geremia 626- 586 a.C. le nazioni che circondavano la giudea venivano beffate perché veneravano non un “dio vivente” bensì idoli in pietra, legno o metallo, opera di artigiani – dèi che avevano bisogno di essere trasportati perché non erano in grado di camminare.
(per coniare un’espressione), ma la conseguenza non intenzionale fu la nascita del seme dell’Islam.
Le testimonianze storiche indicano che ne gli dèi, ne il popolo erano soddisfatti di questa situazione.
Sin, il cui tempio ad Aran era stato restaurato, chiese che venisse ricostruito il sui grande Ziggurat a Ur e che diventasse il centro di adorazione; a Babilonia i sacerdoti di Marduk erano furiosi. Il testo di una tavoletta conservata al museo di British Museum, che gli studiosi hanno intitolato Nabu Na’id e i sacerdoti di Babilonia, contiene un elenco di accuse da parte dei sacerdoti babilonesi nei confronti di Nabu Na’id , le scuse andavano da faccende puramente civili (legge e ordine non sono promulgate da lui), al fatto che trascurava l’economia del paese (gli agricoltori sono corrotti, le vie del commercio sono bloccate) fino alla mancanza di pubblica sicurezza (i nobili venivano uccisi), e alle accuse più gravi: sacrilegio.
Ha fatto l’immagine di un dio
che nessuno ha mai visto prima nel paese:
La messa nel tempio,
in cima ad un piedistallo, l’ha chiamata Nannar.
Con lapislazzuli l’ha adorata.
L’ha incoronata con una tiara che ha forma di falce di luna,
la sua mano, il gesto di un demonio.
L’accusa proseguiva affermando che si trattava di una statua ben strana, di una divinità mai vista prima, con capelli che arrivavano giù fino al piedistallo. Era talmente insolita e sconveniente, scrisse il sacerdote, che nemmeno Enky e Ninma (che finirono che l’essere raffigurate con strane creature – simili a chimere – nell’atto di forgiare l’uomo) avrebbero potuto concepirla. Era così strana che nemmeno Adapa l’erudito (icona della conoscenza umana) ne conosce il nome.