L’accesso di Beroso alle tavolette d’argilla sumere
Si deve presumere che fra i testi fondamentali che sono stati copiati e ricopiati, Beroso abbia avuto tra le mani una versione del racconto di Madrduk, Tiamat e della battaglia celeste mentre redigeva la sua Babyloniaca in tre volumi.
A quanto pare è stato proprio così. Secondo lo storico Alessandro Polistore, una delle fonti che hanno permesso di risalire ai Frammenti di Beroso, nel Libro I Beroso scrisse (fra le altre cose):
Ci fu un tempo in cui non esisteva nient’altro che le tenebre e un abisso di acque in cui vivevano le più orrende creature … Quella che esercitava il comando su di loro era una femmina di nome Thallath, che in caldeo significa “il mare” … Belus (= “il Signore”( venne e fece a pezzi la femmina; da una metà formò la terra e dall’altra i cieli: nello stesso tempo distrusse le creature dell’abisso …
Questo Belus, che gli uomini chiamano Deus, divise le tenebre e separò i Cieli dalla terra, e mise ordine nell’universo … Formò anche le stelle, il Sole e la Luna, insieme ai cinque pianeti.
Beroso aveva avuto accesso a una copia completa e intatta della V Tavoletta dell’Enuma Elish?
Questa interessante domanda ne fa sorgere un’alta più generale: dove, in qual biblioteca e fra quale collezione di tavolette Beroso si è seduto a copiare i testi e a scrivere i suoi tre volumi?
La risposta potrebbe essere contenuta nella scoperta fatta negli anni 50 che una collinetta di nome Sultantepe, a poche miglia da Haran (ora in Turchia), era effettivamente il sito di un’importante scuola scrittoria e biblioteca, dove furono trovate molte tavolette che fino ad allora si consideravano perdute.
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